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Le sfacciate meretrici. Donne del Risorgimento italiano
 
 
Dove e Quando
Teatro Vittoria
Piazza di Santa Maria Liberatrice 10 - Roma (RM)
Da SAB 8 FEBBRAIO 2025 a DOM 9 FEBBRAIO 2025

Come
Evento per: Adulti, Giovani, Senior
Ingresso: A pagamento
Specifiche pagamento: 26% platea e 15% galleria dal martedì al venerdì fino ad esaurimento posti in promozione. 7% per abbonamento libero a 14 spettacoli (intera Stagione); il mercoledì pomeriggio, abbonamento fisso a 14 spettacoli (intera Stagione): 26% platea e 31% galleria. Sconti non validi il 31/12/2024. Prenotazione telefonica obbligatoria.
Prenotazione: Si
Telefono di prenotazione: 065740170
Per informazioni
Tel: 065740170
Tel: 065740598
 

scritto e diretto da Chiara Bonome 

con (in ordine alfabetico) Simone Balletti, Chiara Bonome, Andrea Carpiceci, Chiara David, Elena Ferrantini, Maria Lomurno 

movimenti coreografici Chiara David - adattamento musicale Marco Foscari 

 

Un omaggio all’impegno e al coraggio di tutte le donne che hanno contribuito all’indipendenza e all’Unità italiana, accanto e al pari degli uomini, attraverso il racconto di alcune delle loro storie così incredibili, eppure vere

 

La Storia è sempre stata declinata solo al maschile: i personaggi femminili, escluse poche eccezioni, si conoscono costantemente accanto ai più celebri nomi maschili. 

 

Si tratta, a un primo livello, di un problema storiografico, ma, più approfonditamente, di un problema sociale. La necessità di raccontare gli eventi del passato e della Storia, costitutivi del presente, tramite le gesta eroiche di soli uomini eroici è un punto nevralgico ancora straordinariamente attuale. Le donne sono sempre state identificate con la fragilità, la debolezza, il limite. La realtà, come con straordinaria forza da secoli si vuole dimostrare, riconquistando per le donne lo spazio storico, letterario, storiografico che a loro appartiene, è ben diversa. 

 

Il periodo storico su cui lo spettacolo pone la propria gentile lente d’ingrandimento è il Risorgimento italiano, movimento ideologico e letterario che portò al conseguimento dell’Unità nazionale. Dai libri di Storia apprendiamo le vite di Mazzini, Garibaldi, Armellini, Saffi, Mameli e altri importanti nomi di celebri patrioti. 

 

Ma il Risorgimento, in realtà, come ogni pagina della Storia del Mondo, non è stato fatto solo da uomini straordinari, ma anche da donne straordinarie, nella maggior parte dei casi dimenticate dalla memoria storica. 

 

Eppure, la loro presenza era sorprendente: donne di ogni estrazione e provenienza sociale, nobili, borghesi, popolane, contadine di tutte le regioni d’Italia si scoprirono appassionate di politica e libertà, abolirono le loro differenze di classe e combatterono insieme per un obiettivo comune. Le donne fecero risorgere l’Italia e l’Italia face risorgere le donne. Senza rinnegare il ruolo di madri, mogli, compagne, sorelle, non vollero rispettare i destini a loro riservati dalla tradizione: volevano partecipare! E le loro idee si rivelarono decisive in molte situazioni. La prima bandiera italiana fu esposta alle finestre da Maddalena Montalban Comello, la camicia rossa di Garibaldi è stata ideata e fatta cucire da Anita, Bianca Milesi Moyon inventò il codice segreto per i messaggi tra i cospiratori, e furono centinaia le donne che sacrificarono la loro vita per l’ideale dell’Italia unita e libera. 

 

“Le sfacciate meretrici” racconta di Eleonora de Fonseca Pimentel, nata “marchesa” e morta rivoluzionaria sul patibolo di piazza del Mercato a Napoli, di Teresina, la “bella Gigogin”, che ha ispirato la canzone che ancora oggi è l’inno dei Bersaglieri, eseguita per la prima volta in pubblico la notte di Capodanno del 1858 al Teatro Carcano di Milano e che, nonostante le apparenze frivole, cela in realtà un significato profondo e politico; di Cristina Trivulzio di Belgioioso, donna di forza e intelligenza fuori dal comune, che seppe organizzare e gestire dodici ospedali durante la Repubblica Romana del 1849 e rispose a tono a papa Pio IX quando soprannominò “sfacciate meretrici” le donne che prestarono aiuto e soccorso negli ospedali; di Anita Garibaldi e Giuditta Bellerio Sidoli, più conosciute perché compagne di Garibaldi e Mazzini, ma che dovrebbero essere ricordate per ben altri meriti; infine, di Giuditta Tavani Arquati, uccisa dagli zuavi insieme a marito e figlio e di Colomba Antonietti Porzi, unica donna ad avere un busto al Gianicolo assieme agli altri uomini patrioti, che morì a ventitré anni, vestita da soldato, sotto alle bombe dei francesi. 

 

“Le sfacciate meretrici” vuole essere un omaggio all’impegno e al coraggio di tutte le donne che hanno contribuito all’indipendenza e all’Unità italiana accanto e al pari degli uomini, attraverso il racconto di alcune delle loro storie così incredibili, eppure vere. 

 

Note di regia

 

La prima volta che sono venuta a conoscenza di una delle storie di queste donne dimenticate avevo 17 anni: lessi sulle pagine di un libro il nome di Colomba Antonietti Porzi, ma non era corredato di altre informazioni. Un nome spoglio di storia. Tanto bastò a suscitare la mia curiosità: così conobbi Colomba e la sua storia, forse la più commovente tra tutte, e scrissi un racconto di getto. Da quello stesso racconto ho tratto alcune parole per la sua scena ne “Le sfacciate meretrici”. A poco a poco, negli anni, sono venuta a conoscenza di tante storie incredibili e assolutamente sconosciute ai più, che hanno, però, determinato non solo la Storia intesa come cronologia di eventi, ma la condizione femminile, questione ancora oggi in equilibrio precario. Da qui, la necessità, l’urgenza di comunicare, tramandare, raccontare queste storie come lastre di marmo sul selciato dei nostri percorsi di donne e di uomini. A lungo, però, mi sono interrogata su quale potesse essere l’idea di messa in scena migliore: il rischio, con tante storie separate, è sempre quello di annoiare anziché avvincere. La Compagnia Attori & Tecnici, dal 2020, ha arricchito la sua storica compagine di un gruppo di giovani talentuosi con i quali ho la fortuna di condividere il mio percorso da molti anni. Ho avuto, così, la possibilità di impiegare le doti interpretative, canore, musicali di questi giovani artisti per raccontare delle storie che arrivano dritte al cuore di chi ascolta, senza bisogno di mediazioni speciali. Ho sfruttato quasi tutto lo spazio a disposizione, il soffitto della sala, i ballatoi, con l’aiuto di una scenografia essenziale che donasse dinamicità allo sguardo: le pedane sono così palcoscenico nel palcoscenico, oppure navi con vele spiegate. Onnipresenti sono le pagine dei libri: pendono sulle teste degli spettatori appese a dei fili, sono incollate sui cubi di legno che compongono la scenografia, quasi a riscriverne le parole alla luce di una Storia più giusta, più equa, più vera. L’andamento che posso definire cinematografico dei vari quadri che si susseguono, coadiuvato dal prezioso disegno luci di Valerio Camelin, è accompagnato da canzoni del 1850 - 70 interpretate dal vivo e alcuni movimenti coreografici, curati da Chiara David. L’entusiasmo con cui è stato accolto lo spettacolo da parte del pubblico ha ribadito in me la ferma convinzione che sia necessario che il racconto di queste storie straordinarie raggiunga quante più coscienze e anime possibile.  (Chiara Bonome)

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scritto e diretto da Chiara Bonome 

con (in ordine alfabetico) Simone Balletti, Chiara Bonome, Andrea Carpiceci, Chiara David, Elena Ferrantini, Maria Lomurno 

movimenti coreografici Chiara David - adattamento musicale Marco Foscari 

 

Un omaggio all’impegno e al coraggio di tutte le donne che hanno contribuito all’indipendenza e all’Unità italiana, accanto e al pari degli uomini, attraverso il racconto di alcune delle loro storie così incredibili, eppure vere

 

La Storia è sempre stata declinata solo al maschile: i personaggi femminili, escluse poche eccezioni, si conoscono costantemente accanto ai più celebri nomi maschili. 

 

Si tratta, a un primo livello, di un problema storiografico, ma, più approfonditamente, di un problema sociale. La necessità di raccontare gli eventi del passato e della Storia, costitutivi del presente, tramite le gesta eroiche di soli uomini eroici è un punto nevralgico ancora straordinariamente attuale. Le donne sono sempre state identificate con la fragilità, la debolezza, il limite. La realtà, come con straordinaria forza da secoli si vuole dimostrare, riconquistando per le donne lo spazio storico, letterario, storiografico che a loro appartiene, è ben diversa. 

 

Il periodo storico su cui lo spettacolo pone la propria gentile lente d’ingrandimento è il Risorgimento italiano, movimento ideologico e letterario che portò al conseguimento dell’Unità nazionale. Dai libri di Storia apprendiamo le vite di Mazzini, Garibaldi, Armellini, Saffi, Mameli e altri importanti nomi di celebri patrioti. 

 

Ma il Risorgimento, in realtà, come ogni pagina della Storia del Mondo, non è stato fatto solo da uomini straordinari, ma anche da donne straordinarie, nella maggior parte dei casi dimenticate dalla memoria storica. 

 

Eppure, la loro presenza era sorprendente: donne di ogni estrazione e provenienza sociale, nobili, borghesi, popolane, contadine di tutte le regioni d’Italia si scoprirono appassionate di politica e libertà, abolirono le loro differenze di classe e combatterono insieme per un obiettivo comune. Le donne fecero risorgere l’Italia e l’Italia face risorgere le donne. Senza rinnegare il ruolo di madri, mogli, compagne, sorelle, non vollero rispettare i destini a loro riservati dalla tradizione: volevano partecipare! E le loro idee si rivelarono decisive in molte situazioni. La prima bandiera italiana fu esposta alle finestre da Maddalena Montalban Comello, la camicia rossa di Garibaldi è stata ideata e fatta cucire da Anita, Bianca Milesi Moyon inventò il codice segreto per i messaggi tra i cospiratori, e furono centinaia le donne che sacrificarono la loro vita per l’ideale dell’Italia unita e libera. 

 

“Le sfacciate meretrici” racconta di Eleonora de Fonseca Pimentel, nata “marchesa” e morta rivoluzionaria sul patibolo di piazza del Mercato a Napoli, di Teresina, la “bella Gigogin”, che ha ispirato la canzone che ancora oggi è l’inno dei Bersaglieri, eseguita per la prima volta in pubblico la notte di Capodanno del 1858 al Teatro Carcano di Milano e che, nonostante le apparenze frivole, cela in realtà un significato profondo e politico; di Cristina Trivulzio di Belgioioso, donna di forza e intelligenza fuori dal comune, che seppe organizzare e gestire dodici ospedali durante la Repubblica Romana del 1849 e rispose a tono a papa Pio IX quando soprannominò “sfacciate meretrici” le donne che prestarono aiuto e soccorso negli ospedali; di Anita Garibaldi e Giuditta Bellerio Sidoli, più conosciute perché compagne di Garibaldi e Mazzini, ma che dovrebbero essere ricordate per ben altri meriti; infine, di Giuditta Tavani Arquati, uccisa dagli zuavi insieme a marito e figlio e di Colomba Antonietti Porzi, unica donna ad avere un busto al Gianicolo assieme agli altri uomini patrioti, che morì a ventitré anni, vestita da soldato, sotto alle bombe dei francesi. 

 

“Le sfacciate meretrici” vuole essere un omaggio all’impegno e al coraggio di tutte le donne che hanno contribuito all’indipendenza e all’Unità italiana accanto e al pari degli uomini, attraverso il racconto di alcune delle loro storie così incredibili, eppure vere. 

 

Note di regia

 

La prima volta che sono venuta a conoscenza di una delle storie di queste donne dimenticate avevo 17 anni: lessi sulle pagine di un libro il nome di Colomba Antonietti Porzi, ma non era corredato di altre informazioni. Un nome spoglio di storia. Tanto bastò a suscitare la mia curiosità: così conobbi Colomba e la sua storia, forse la più commovente tra tutte, e scrissi un racconto di getto. Da quello stesso racconto ho tratto alcune parole per la sua scena ne “Le sfacciate meretrici”. A poco a poco, negli anni, sono venuta a conoscenza di tante storie incredibili e assolutamente sconosciute ai più, che hanno, però, determinato non solo la Storia intesa come cronologia di eventi, ma la condizione femminile, questione ancora oggi in equilibrio precario. Da qui, la necessità, l’urgenza di comunicare, tramandare, raccontare queste storie come lastre di marmo sul selciato dei nostri percorsi di donne e di uomini. A lungo, però, mi sono interrogata su quale potesse essere l’idea di messa in scena migliore: il rischio, con tante storie separate, è sempre quello di annoiare anziché avvincere. La Compagnia Attori & Tecnici, dal 2020, ha arricchito la sua storica compagine di un gruppo di giovani talentuosi con i quali ho la fortuna di condividere il mio percorso da molti anni. Ho avuto, così, la possibilità di impiegare le doti interpretative, canore, musicali di questi giovani artisti per raccontare delle storie che arrivano dritte al cuore di chi ascolta, senza bisogno di mediazioni speciali. Ho sfruttato quasi tutto lo spazio a disposizione, il soffitto della sala, i ballatoi, con l’aiuto di una scenografia essenziale che donasse dinamicità allo sguardo: le pedane sono così palcoscenico nel palcoscenico, oppure navi con vele spiegate. Onnipresenti sono le pagine dei libri: pendono sulle teste degli spettatori appese a dei fili, sono incollate sui cubi di legno che compongono la scenografia, quasi a riscriverne le parole alla luce di una Storia più giusta, più equa, più vera. L’andamento che posso definire cinematografico dei vari quadri che si susseguono, coadiuvato dal prezioso disegno luci di Valerio Camelin, è accompagnato da canzoni del 1850 - 70 interpretate dal vivo e alcuni movimenti coreografici, curati da Chiara David. L’entusiasmo con cui è stato accolto lo spettacolo da parte del pubblico ha ribadito in me la ferma convinzione che sia necessario che il racconto di queste storie straordinarie raggiunga quante più coscienze e anime possibile.  (Chiara Bonome)

 
 
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