a cura di Daniela De Angelis
regia e testi Michela Barone.
consulenza storica RAIMONDO GAVIANO
scenografie ETTORE PIZZUTI e ANGELO DE MARZO
costumi ETTORE PIZZUTI
riprese e montaggio GIOVANNI LUPI
con ALESSANDRO ASCI, ANTONIA CATONE, NELLO CATONE, ANGELO DE MARZO, TIZIANA FALSO, MAURA GALIETI, RAIMONDO GAVIANO, VINCENZO MODICA, PASQUALE NAVA, CRISTINA PETRELLA, ETTORE PIZZUTI, TOMMASO SORRENTINO, LAURA SPUNTONI, LINDSEY WEIR
Roma, I sec. d.c.. In una taverna della Suburra, la vita quotidiana si intreccia con i grandi avvenimenti storici: nel Mausoleo di Augusto Agrippina Maggiore ha deposto l’urna funeraria del marito, il Generale Germanico. Una morte improvvisa, forse un omicidio, che sconvolge le certezze e la serenità del popolo romano. La Storia, quella con la “S” maiuscola, quella che si legge sui libri, è fatta dai grandi nomi e dai grandi avvenimenti. Tuttavia la “Grande Storia” non sarebbe mai esistita senza le “piccole” storie, le storie sconosciute della gente comune. “Fabula tabernaria” riprende nel titolo un celebre genere teatrale della commedia latina, sviluppatosi a partire del I sec. a.C. La fabula tabernaria derivava dalla fabula togata, tipicamente latina, a partire dallo stesso costume indossato dagli attori, che non era più il pallio greco, ma la toga. In questo genere di teatro si rispecchiava la vita del ceto più umile della società. La fabula togata prendeva il nome di tabernaria, quando metteva in scena il mondo delle osterie e delle tabernae. Lo spettacolo è ambientato all’interno di un termopolio, realizzato sulla ricostruzione filologica del thermopolium recentemente rinvenuto a Pompei. A muoversi sulla scena sono personaggi immaginari di vita comune: Cleustrata e Mirrina, proprietarie della locanda, il servitore Grumione e i loro abitudinari avventori (un centurione, un personaggio di origine greca e due meretrici). Ogni giorno le loro vite si incontrano e la loro quotidiana e semplice realtà sarà il pretesto per raccontare i grandi avvenimenti e i grandi personaggi. Le celebri imprese militari di Germanico, nipote e figlio adottivo di Tiberio, vengono narrate in modo appassionato e sentito da Fanisco, centurione della I Coorte XXI Legio Rapax. Ed ancora: l’arrivo a Roma della vedova Agrippina Maggiore e dei suoi figli, tra cui il giovanissimo Caligola, prenderà vita attraverso le parole commosse delle due locandiere e delle due meretrici.