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Il Delitto di via dell’Orsina
 
 
Dove e Quando
Teatro Ambra Jovinelli
Via Guglielmo Pepe 45 - Roma (RM)
Da MER 6 DICEMBRE 2023 a DOM 17 DICEMBRE 2023

Come
Evento per: Adulti, Giovani, Senior
Specifiche pagamento: Riduzione sul prezzo del biglietto fino al 22% per titolari di tessera BiblioPiù delle Biblioteche dei Castelli Romani
Prenotazione: Si
Email di prenotazione: promozione@ambrajovinelli.org
Telefono di prenotazione: 0688816460
Per informazioni
Tel: 0688816460
 

MASSIMO DAPPORTO, ANTONELLO FASSARI, SUSANNA MARCOMENI

 

IL DELITTO DI VIA DELL’ORSINA

di Eugène-Marin Labiche

 

Una commedia nera, una macchina fatta di trovate, energia, divertimento.

Il Delitto di via dell’Orsina è uno degli atti unici più conosciuti di Eugène Labiche, padre nobile del vaudeville, talento prolifico e sopraffino capace di svelare, con indiavolate geometrie di equivoci e farse, il ridicolo nascosto sotto i tappeti della buona borghesia.

Due uomini, un ricco nobile ed elegante (Massimo Dapporto) e un proletario rozzo e volgare (Antonello Fassari), si risvegliano nello stesso letto, hanno le mani sporche, le tasche piene di carbone e non ricordano nulla di quanto accaduto la notte precedente. Quando dal giornale apprendono della morte di una giovane carbonaia si convincono di essere stati loro a commettere l’omicidio.

Per i due protagonisti, disposti a tutto pur di sfuggire alla colpa e mantenere le apparenze, non resta che far sparire ogni prova. Andrée Ruth Shammah che firma la regia e, assieme a Giorgio Melazzi, l’adattamento, mantiene intatta la struttura della pochade e del gioco indiavolato degli equivoci ma vira al noir seminando inquietudini all’ombra di qualcosa che incombe. La Francia perbenista e ottocentesca di Labiche diventa l’Italia del primo dopoguerra, pre-fascista e conformista. Alcune battute e personaggi sono “rubati” da altri lavori del drammaturgo francese per dare più spessore alle sottotrame e rendere più stratificata la vita che c’è dentro. Un sottile turbamento, fatto di piccole sospensioni, guida gli attori.

Clownerie e astrazione beckettiana, il ritmo del vaudeville e la tradizione del teatro brillante italiano si incontrano in un vaudeville noir che fa ridere e pensare e che con i suoi vorticosi intrecci riesce a raccontarci, in modo non scontato, il disorientamento che stiamo attraversando.

Un atto unico che spinge sul gran gioco del teatro e delle sue possibilità, in cui si inseriscono couplets cantati.

Una vicenda fatta di tensioni che gioca con i tanti tic di oggi e mette in scena il contrasto tra come vogliamo apparire e come siamo davvero dentro la solitudine che ci attanaglia.

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MASSIMO DAPPORTO, ANTONELLO FASSARI, SUSANNA MARCOMENI

 

IL DELITTO DI VIA DELL’ORSINA

di Eugène-Marin Labiche

 

Una commedia nera, una macchina fatta di trovate, energia, divertimento.

Il Delitto di via dell’Orsina è uno degli atti unici più conosciuti di Eugène Labiche, padre nobile del vaudeville, talento prolifico e sopraffino capace di svelare, con indiavolate geometrie di equivoci e farse, il ridicolo nascosto sotto i tappeti della buona borghesia.

Due uomini, un ricco nobile ed elegante (Massimo Dapporto) e un proletario rozzo e volgare (Antonello Fassari), si risvegliano nello stesso letto, hanno le mani sporche, le tasche piene di carbone e non ricordano nulla di quanto accaduto la notte precedente. Quando dal giornale apprendono della morte di una giovane carbonaia si convincono di essere stati loro a commettere l’omicidio.

Per i due protagonisti, disposti a tutto pur di sfuggire alla colpa e mantenere le apparenze, non resta che far sparire ogni prova. Andrée Ruth Shammah che firma la regia e, assieme a Giorgio Melazzi, l’adattamento, mantiene intatta la struttura della pochade e del gioco indiavolato degli equivoci ma vira al noir seminando inquietudini all’ombra di qualcosa che incombe. La Francia perbenista e ottocentesca di Labiche diventa l’Italia del primo dopoguerra, pre-fascista e conformista. Alcune battute e personaggi sono “rubati” da altri lavori del drammaturgo francese per dare più spessore alle sottotrame e rendere più stratificata la vita che c’è dentro. Un sottile turbamento, fatto di piccole sospensioni, guida gli attori.

Clownerie e astrazione beckettiana, il ritmo del vaudeville e la tradizione del teatro brillante italiano si incontrano in un vaudeville noir che fa ridere e pensare e che con i suoi vorticosi intrecci riesce a raccontarci, in modo non scontato, il disorientamento che stiamo attraversando.

Un atto unico che spinge sul gran gioco del teatro e delle sue possibilità, in cui si inseriscono couplets cantati.

Una vicenda fatta di tensioni che gioca con i tanti tic di oggi e mette in scena il contrasto tra come vogliamo apparire e come siamo davvero dentro la solitudine che ci attanaglia.

 
 
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