Questo sito fa uso di cookie, propri o di terze parti,per migliorare l’esperienza di navigazione degli utenti. Può conoscere i dettagli consultando la nostra informativa sull'utilizzo dei cookies. Proseguendo nella navigazione si accetta l’uso dei cookie; in caso contrario è possibile abbandonare il sito.
Per avere maggiori informazioni sui cookies che usiamo e come eliminarli, consulta la nostra privacy policy

Accetto l’utilizzo dei cookies su questo sito 

 
 
Il Giardino dei Ciliegi
 
 
Dove e Quando
Sala Umberto
Via della Mercede 50 - Roma (RM)
Da MAR 21 MARZO 2023 a DOM 26 MARZO 2023
Da MAR 28 MARZO 2023 a DOM 2 APRILE 2023

Come
Evento per: Adulti, Giovani, Senior
Specifiche pagamento: Sconto del 10% per gli iscritti BiblioPiù delle Biblioteche dei Castelli Romani. Specifiche nella Presentazione allegata
Prenotazione: No
Per informazioni
Tel: 0680687232
 

Il Giardino dei Ciliegi è l’ultimo lavoro di un Cechov malato e vicino alla morte; eppure, mai così attaccato alla vita, intesa come respiro, anima del mondo e speranza nel futuro.

Nella sua ultima commedia – perché così egli la definì e la intese – egli esprime ancora più lucidamente la sua riflessione sulla goffa incapacità di vivere degli esseri umani. Il loro trabismo esistenziale sulla propria anima.
Ljuba e suo fratello Gaev, un tempo lieti, da bambini, tornano nell’età matura nel luogo simbolo della loro felicità appassita. La stanza chiamata ancora “dei bambini”. Da cui si intravede il loro giardino dei ciliegi, un tempo motivo di vanto e orgoglio in tutto il distretto.
Ora però i tempi sono cambiati. I ciliegi non producono più frutti commerciabili, sono solo l’ombra di un passato che non tornerà più. Così le speranze, la gioia, l’amore, tutto ciò che era legato simbolicamente al giardino è andato perduto. Il declino economico accende brutalmente il declino della loro esistenza a cui non sanno (o non vogliono) porre rimedio.
Ljuba, donna di forti sentimenti e capace di amore, ormai ha perduto il marito e l’ultimo amante. Da anni è segnata dalla perdita del suo amato figlio piccolo. Eppure, sopraffatta dai debiti, non si rassegna ad abbandonare il sogno: la nostalgia del suo luminoso passato dove risiede illusoriamente la sua armonia.  Bimba illusa nel corpo di una donna matura. Che piange e ride allo stesso tempo.

Così il fratello Gaev, adulto mai cresciuto da una condizione puerile fatta di giochi e lazzi spenti. Chiamato per una volta alla sua responsabilità di uomo di casa nella vendita all’asta del giardino, non riesce a combinare nulla. Debole e ingenuo. Struggente nel Lopachin, invece, nuovo arricchito, figlio del contadino, riuscirà a imporre la propria persona non solo con l’abilità degli affari, ma soprattutto con la lucidità inesorabile di chi è consapevole del proprio ruolo. Garbato ma ambizioso, è il contraltare perfetto dei due proprietari. Rampante e pragmatico. Vincente. Eppure, al contrario di Ljuba e Gaev, totalmente incapace di amare, di gestire la propria sensibilità. Tutt’altro che arido, ma ancora peggio: inabile ai sentimenti.

Resta eppure una ultima speranza. I giovani che popolano la storia sapranno forse riscattare le incrostazioni dell’anima di chi li ha preceduti.
Varja, figlia maggiore di Ljuba, fioca luce di armonia in una casa prossima al buio, delusa dall’insipienza amorosa di Lopachin, andrà a rifarsi una vita altrove.
Anja, la piccola di casa, dolce ragazza in fiore, seguirà Trofimov, eterno studente scombinato, ma insieme potranno guardare al futuro!

Il barlume di salvezza risiede nel finale, nei due ragazzi che si amano e che vedono nella distruzione del giardino venduto, non la fine, non la deriva, ma l’inizio di una nuova vita.

 

NOTE DI REGIA

Un grande spazio chiaro, con una forte presenza illuminotecnica contemporanea, con pochi elementi scenici richiamanti la “stanza dei bambini”, oggetti volutamente sproporzionati rispetto alla statura dei personaggi, come se fossero ancora piccoli rispetto all’ambiente, mai cresciuti: un tavolo colorato, una sediolina dell’infanzia, una grande bambola…
E soprattutto: il grande armadio centrale sullo sfondo a cui Gaev, come da testo, canta le lodi come a un monumento. Testimone del tempo felice che fu. Imponente e simbolico come un dolmen sbiadito. Sempre chiuso per tutto il tempo dell’azione scenica. Lo aprirà solo sul finale Lopachin, nuovo proprietario, con le chiavi che gli avrà lanciato Varja, scontrosa e ribelle. All’apertura l’armadio vomiterà il suo contenuto che travolgerà il nuovo proprietario.
Rosario Lisma

CONDIVIDI
 
 
 
 
 

Il Giardino dei Ciliegi è l’ultimo lavoro di un Cechov malato e vicino alla morte; eppure, mai così attaccato alla vita, intesa come respiro, anima del mondo e speranza nel futuro.

Nella sua ultima commedia – perché così egli la definì e la intese – egli esprime ancora più lucidamente la sua riflessione sulla goffa incapacità di vivere degli esseri umani. Il loro trabismo esistenziale sulla propria anima.
Ljuba e suo fratello Gaev, un tempo lieti, da bambini, tornano nell’età matura nel luogo simbolo della loro felicità appassita. La stanza chiamata ancora “dei bambini”. Da cui si intravede il loro giardino dei ciliegi, un tempo motivo di vanto e orgoglio in tutto il distretto.
Ora però i tempi sono cambiati. I ciliegi non producono più frutti commerciabili, sono solo l’ombra di un passato che non tornerà più. Così le speranze, la gioia, l’amore, tutto ciò che era legato simbolicamente al giardino è andato perduto. Il declino economico accende brutalmente il declino della loro esistenza a cui non sanno (o non vogliono) porre rimedio.
Ljuba, donna di forti sentimenti e capace di amore, ormai ha perduto il marito e l’ultimo amante. Da anni è segnata dalla perdita del suo amato figlio piccolo. Eppure, sopraffatta dai debiti, non si rassegna ad abbandonare il sogno: la nostalgia del suo luminoso passato dove risiede illusoriamente la sua armonia.  Bimba illusa nel corpo di una donna matura. Che piange e ride allo stesso tempo.

Così il fratello Gaev, adulto mai cresciuto da una condizione puerile fatta di giochi e lazzi spenti. Chiamato per una volta alla sua responsabilità di uomo di casa nella vendita all’asta del giardino, non riesce a combinare nulla. Debole e ingenuo. Struggente nel Lopachin, invece, nuovo arricchito, figlio del contadino, riuscirà a imporre la propria persona non solo con l’abilità degli affari, ma soprattutto con la lucidità inesorabile di chi è consapevole del proprio ruolo. Garbato ma ambizioso, è il contraltare perfetto dei due proprietari. Rampante e pragmatico. Vincente. Eppure, al contrario di Ljuba e Gaev, totalmente incapace di amare, di gestire la propria sensibilità. Tutt’altro che arido, ma ancora peggio: inabile ai sentimenti.

Resta eppure una ultima speranza. I giovani che popolano la storia sapranno forse riscattare le incrostazioni dell’anima di chi li ha preceduti.
Varja, figlia maggiore di Ljuba, fioca luce di armonia in una casa prossima al buio, delusa dall’insipienza amorosa di Lopachin, andrà a rifarsi una vita altrove.
Anja, la piccola di casa, dolce ragazza in fiore, seguirà Trofimov, eterno studente scombinato, ma insieme potranno guardare al futuro!

Il barlume di salvezza risiede nel finale, nei due ragazzi che si amano e che vedono nella distruzione del giardino venduto, non la fine, non la deriva, ma l’inizio di una nuova vita.

 

NOTE DI REGIA

Un grande spazio chiaro, con una forte presenza illuminotecnica contemporanea, con pochi elementi scenici richiamanti la “stanza dei bambini”, oggetti volutamente sproporzionati rispetto alla statura dei personaggi, come se fossero ancora piccoli rispetto all’ambiente, mai cresciuti: un tavolo colorato, una sediolina dell’infanzia, una grande bambola…
E soprattutto: il grande armadio centrale sullo sfondo a cui Gaev, come da testo, canta le lodi come a un monumento. Testimone del tempo felice che fu. Imponente e simbolico come un dolmen sbiadito. Sempre chiuso per tutto il tempo dell’azione scenica. Lo aprirà solo sul finale Lopachin, nuovo proprietario, con le chiavi che gli avrà lanciato Varja, scontrosa e ribelle. All’apertura l’armadio vomiterà il suo contenuto che travolgerà il nuovo proprietario.
Rosario Lisma

 
Scarica materiale
 
 
Il CastellInforma è uno strumento di divulgazione online degli eventi di interesse culturale sociale e turistico dei Castelli Romani. Curato dal Consorzio Sistema Castelli Romani (SCR), cui aderiscono i 17 Comuni dei Castelli, è un servizio delle biblioteche per il territorio.
 
Informazioni aggiuntive sugli eventi pubblicati andranno richieste agli organizzatori ai recapiti indicati. La Redazione declina ogni responsabilità per variazioni/cancellazioni degli eventi segnalati
 
 
 
castellinforma
Consorzio Sistema Castelli Romani
Viale Giuseppe Mazzini, 12
Genzano di Roma (RM)
 
contatti
Telefono: 0693956063
info@castellinforma.it
facebook/castellinforma
 
 
 
 
 
REDAZIONE EVENTI:
Marta Di Flumeri, Sefora Colagrossi, Maurizio Reali, Chiara Rondoni
 
WEBMASTER:
Valerio Marino
 
SVILUPPO