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Aspettando Godot - di Samuel Beckett
 
 
Dove e Quando
Teatro Vascello
Via Giacinto Carini 78 - Roma (RM)
Da MAR 31 GENNAIO 2023 a DOM 5 FEBBRAIO 2023

Come
Evento per: Adulti, Giovani, Senior
Specifiche pagamento: Biglietto ridotto studenti e titolari di tessera BiblioPiù delle Biblioteche dei Castelli Romani (da richiedere a: promozione@teatrovascello.it)
Prenotazione: Si
Email di prenotazione: promozioneteatrovascello.it@gmail.com
Telefono di prenotazione: 065898031
Per informazioni
Tel: 065898031
 
Dal 31 gennaio al 5 febbraio
Dal martedì al venerdì h 21 – sabato h 19 – domenica h 17
 
---
 
regia, scene e costumi Theodoros Terzopoulos
ccon (in o.a.) Paolo Musio, Stefano Randisi, Enzo Vetrano, Giulio Germano Cervi e Rocco Ancarola
 
musiche Panayiotis Velianitis
produzione ERT / Teatro Nazionale, Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini
 
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About Waiting for Godot
note di regia da Theodoros Terzopoulos
Il nostro “Aspettando Godot” va in scena sulle rovine del mondo, in un futuro più o meno vicino a noi, in un luogo in cui tutte le ferite del presente e del futuro sono acuite. Lo stesso succede per le speranze. In questo confine dell’esistenza umana, quali sono le condizioni minime possibili per tornare a vivere di nuovo, per pensare a una vita che valga la pena di vivere? In “Aspettando Godot” vengono date due risposte possibili, e da qui vogliamo far partire il nostro lavoro. La prima è il tentativo di comunicare e coesistere con l’Altro, colui che ci è prossimo, nonostante gli ostacoli, anche quando questi sembrano insuperabili. La seconda è il tentativo di mettersi in comunicazione con l’Altro dentro di noi, quest’area buia e imperscrutabile densa di desideri repressi e paure, istinti dimenticati, regione dell’animalesco e del divino, in cui dimorano la pazzia e il sogno, il delirio e l’incubo.
Questo è il viaggio che cercheremo di fare: verso l’Altro dentro di noi e verso l’Altro al di fuori di noi, all’opposto, lontano da noi. Questo è il viaggio che proviamo a fare ogni giorno. Aspettando cosa? La redenzione della vita dai vincoli della morte? L’incontro con l’Umano, la fine di ogni atto di umiliazione inflitto da uomo a un altro uomo? Il Niente o l’Attesa, per usare i termini ironici e beffardi di Beckett?
Ma esiste forse un altro modo per immaginare l’umanità emancipata, senza dover ricorrere all’abbattimento dei muri che separano questo “dentro” da questo “fuori”?
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Dal 31 gennaio al 5 febbraio
Dal martedì al venerdì h 21 – sabato h 19 – domenica h 17
 
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regia, scene e costumi Theodoros Terzopoulos
ccon (in o.a.) Paolo Musio, Stefano Randisi, Enzo Vetrano, Giulio Germano Cervi e Rocco Ancarola
 
musiche Panayiotis Velianitis
produzione ERT / Teatro Nazionale, Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini
 
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About Waiting for Godot
note di regia da Theodoros Terzopoulos
Il nostro “Aspettando Godot” va in scena sulle rovine del mondo, in un futuro più o meno vicino a noi, in un luogo in cui tutte le ferite del presente e del futuro sono acuite. Lo stesso succede per le speranze. In questo confine dell’esistenza umana, quali sono le condizioni minime possibili per tornare a vivere di nuovo, per pensare a una vita che valga la pena di vivere? In “Aspettando Godot” vengono date due risposte possibili, e da qui vogliamo far partire il nostro lavoro. La prima è il tentativo di comunicare e coesistere con l’Altro, colui che ci è prossimo, nonostante gli ostacoli, anche quando questi sembrano insuperabili. La seconda è il tentativo di mettersi in comunicazione con l’Altro dentro di noi, quest’area buia e imperscrutabile densa di desideri repressi e paure, istinti dimenticati, regione dell’animalesco e del divino, in cui dimorano la pazzia e il sogno, il delirio e l’incubo.
Questo è il viaggio che cercheremo di fare: verso l’Altro dentro di noi e verso l’Altro al di fuori di noi, all’opposto, lontano da noi. Questo è il viaggio che proviamo a fare ogni giorno. Aspettando cosa? La redenzione della vita dai vincoli della morte? L’incontro con l’Umano, la fine di ogni atto di umiliazione inflitto da uomo a un altro uomo? Il Niente o l’Attesa, per usare i termini ironici e beffardi di Beckett?
Ma esiste forse un altro modo per immaginare l’umanità emancipata, senza dover ricorrere all’abbattimento dei muri che separano questo “dentro” da questo “fuori”?
 
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