di LUIGI PIRANDELLO
con ROSARIO MINARDI, MARIO OPINATO, GIANPAOLO ROMANIA
musiche originali Mario Incudine
scene Salvo Manciagli
regia ANTONELLO CAPODICI
Pubblicato nel ’25 a puntate, in versione definitiva l’anno dopo, ma iniziato nel decennio precedente, l’ultimo romanzo del Genio agrigentino è la summa del suo pensiero, della sua sterminata riflessione sull’Essere e sull’Apparire, sulla Società e l’Individuo, sulla Natura e la Forma. Testo sempre attualissimo, descrive la perdita di senso che l’uomo contemporaneo subisce a fronte del sovrabbondare dei macro- sistemi sociali, che finiscono con l’annullarlo e inglobandolo. La scena è abbagliante. Di un bianco perfetto, luminoso, totale. Una scatola bianca. Ma, ad una visione più attenta, capiremo che le pareti non sono così “innocenti”. Un’ouverture dalla quale si dipanano sia la vicenda che il suo commento. Siamo in molti luoghi, cioè in nessuno. Ecco, allora, che le pareti della scatola, risultano improvvisamente intonacate da materiale denso, grumoso, impervio. In scena l’eleganza formale del Maestro Pattavina, furente doppio di sé stesso nelle vicende più dolorose; e il “femminile”, mutevole, soggiogante, oscuro ed ambiguo, di Marianella Bargilli, inquieta ed inquietante.