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Glory Wall
 
 
Dove e Quando
Teatro Vascello
Via Giacinto Carini 78 - Roma (RM)
Da MAR 10 MAGGIO 2022 a DOM 15 MAGGIO 2022

Come
Evento per: Adulti, Giovani, Senior
Ingresso: A pagamento
Specifiche pagamento: Biglietto ridotto studenti e titolari di tessera BiblioPiù delle Biblioteche dei Castelli Romani (da richiedere a: promozione@teatrovascello.it)
Prenotazione: Si
Email di prenotazione: promozioneteatrovascello@gmail.com
Telefono di prenotazione: 065898031
 
NOTE
Per assistere alle rappresentazioni è obbligatorio mostrare il green pass (rafforzato) all’ingresso del teatro e indossare la mascherina Ffp2 per tutta la durata della permanenza in teatro. Durante la rappresentazione è vietato fare foto e video e i telefoni cellulari devono essere tenuti spenti. ORARI BOTTEGHINO: Lunedì 10.00/18.00 (nel caso di spettacolo il botteghino è aperto fino alle 21.00); dal Martedì al Venerdì 10.00 /21.00 (nel caso in cui non è prevista rappresentazione il botteghino è aperto dalle 10.00 alle 18.00); Sabato 16.00/19.00; Domenica 15.00/17.00 (le domeniche del VASCELLO IN MUSICA il botteghino aprirà dalle 10.00 alle 12.00)
Per informazioni
Tel: 065898031
 

Lo spettacolo replicherà dal 10 al 15 maggio martedì, mercoledì, giovedì e venerdì h 21 - sabato h 19 - domenica h 17

 

di Leonardo Manzan e Rocco Placidi

 

con Leonardo Manzan, Rocco Placidi, Paola Giannini e Giulia Mancini

scenografie Giuseppe Stellato

light designer  Paride Donatelli

sound designer  Filippo Lilli

regia Leonardo Manzan

 

produzione La Fabbrica dell’Attore -Teatro Vascello, Elledieffe

 

Miglior spettacolo de La Biennale Teatro 2020  

 

Leonardo Manzan, classe 1992, si diploma attore alla Civica Scuola di Arte Drammatica Paolo Grassi di Milano. Esordisce alla regia con lo spettacolo It’s App to You (vincitore di numerosi premi tra cui InBox 2018). Vince il bando per registi Under 30 della Biennale di Venezia 2018/19 con lo spettacolo-concerto Cirano deve morire. Invitato alla Biennale Teatro 2020, presenta lo spettacolo Glory Wall che si aggiudica il premio come Miglior spettacolo, ed è la sua personale interpretazione del tema del Festival: la censura.

 

“l’arte vive di costrizioni e muore di libertà” Paul Valéry

 

Affiancato – sia nella scrittura che in scena – dalla preziosa collaborazione del suo coetaneo Rocco Placidi, Manzan si misura dunque con il tema che Antonio Latella ha scelto per la Biennale Teatro 2020: la censura. Un tema delicato, affascinante e attuale, soprattutto se lo si accosta al concetto di Teatro. L’arte vive di costrizioni e muore di libertà: la censura è quindi vitale per l’arte, l’arte è scandalo e lo scandalo a sua volta implica la censura. Un vero e proprio corto circuito di idee e spunti di riflessione sui quali sta lavorando il giovane autore e regista.

 

Note di regia:

 

Cos’è la censura? Cosa si censura? Ci sono dei campi più soggetti alla censura? E se sì perché? Qual è il limite da superare oggi, in Italia, per essere censurati?

L’arte che disturba, scandalizza, crea disordine; la censura che si preoccupa dell’ordine sociale mantenendo l’ordine dell’immaginazione e di conseguenza l’ordinarietà dell’immaginazione. Il gioco è questo.

Eppure non è ridicolo scandalizzarsi, spaventarsi e infine censurare qualcosa che non è reale? Perché ci si indigna di più a teatro? Il palco sembra amplificare significati e effetti di cose che nel mondo ci lasciano indifferenti. In effetti la cosa non è per niente ridicola, perché è nell’immaginazione che siamo più vulnerabili e continuamente soggetti alla più sottile e perfetta forma di censura, che è quella che sembra venire da noi stessi.

De Sade dice che un limite c’è, tra ciò che è possibile immaginare e ciò che è possibile realizzare. Ma è un limite che alla censura non interessa. La censura colpisce la realtà ma il suo obiettivo è l’immaginazione.

Il suo occhio è rivolto alla cronaca, ma la sua vera ambizione sono le anime.

 

Leonardo Manzan

 

 

 

“Mettendo il pubblico di fronte a un muro bianco, che blocca la vista della scena, Manzan gioca in modo molto intelligente, ironico e divertente con l’idea del censurare sé stessi e gli altri – e con l’importanza diminuita del teatro. Il gioco che imposta con questo muro è radicale, coerente e molto immaginativo dal punto di vista formale, creando immagini e scene che riecheggeranno per molto tempo, interagendo con il pubblico attraverso minuscoli fori. Lo fa con un gioco nel quale è il regista di frammentarie parti del corpo, cioè mani, dita e polsi, che compiono micro-azioni attraverso questi fori. Lo spettacolo porta l’esperimento di Beckett con Not I a un livello superiore.” 

Motivazioni della giuria internazionale

Maggie Rose, Susanne Burkhardt, Evelyn Coussens, Justo Barranco

 

 

 

Dalla Rassegna stampa

 

È un grande conforto constatare che ci sono dei giovani teatranti che si rifiutano di praticare il teatro con lo spirito degli impiegati al catasto, quando non (ciò che, purtroppo, oggi capita spesso) dei servi sciocchi; e che, invece, analizzano il teatro in rapporto ai nostri tempi e ne mettono in discussione lo statuto corrente

Enrico Fiore – Corriere del Mezzogiorno

 

“Manzan ha interpretato la censura […] come una riflessione provocatoria sul potere o sulla sua mancanza nel nostro teatro”

Laura Zangarini – Corriere della Sera

 

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Lo spettacolo replicherà dal 10 al 15 maggio martedì, mercoledì, giovedì e venerdì h 21 - sabato h 19 - domenica h 17

 

di Leonardo Manzan e Rocco Placidi

 

con Leonardo Manzan, Rocco Placidi, Paola Giannini e Giulia Mancini

scenografie Giuseppe Stellato

light designer  Paride Donatelli

sound designer  Filippo Lilli

regia Leonardo Manzan

 

produzione La Fabbrica dell’Attore -Teatro Vascello, Elledieffe

 

Miglior spettacolo de La Biennale Teatro 2020  

 

Leonardo Manzan, classe 1992, si diploma attore alla Civica Scuola di Arte Drammatica Paolo Grassi di Milano. Esordisce alla regia con lo spettacolo It’s App to You (vincitore di numerosi premi tra cui InBox 2018). Vince il bando per registi Under 30 della Biennale di Venezia 2018/19 con lo spettacolo-concerto Cirano deve morire. Invitato alla Biennale Teatro 2020, presenta lo spettacolo Glory Wall che si aggiudica il premio come Miglior spettacolo, ed è la sua personale interpretazione del tema del Festival: la censura.

 

“l’arte vive di costrizioni e muore di libertà” Paul Valéry

 

Affiancato – sia nella scrittura che in scena – dalla preziosa collaborazione del suo coetaneo Rocco Placidi, Manzan si misura dunque con il tema che Antonio Latella ha scelto per la Biennale Teatro 2020: la censura. Un tema delicato, affascinante e attuale, soprattutto se lo si accosta al concetto di Teatro. L’arte vive di costrizioni e muore di libertà: la censura è quindi vitale per l’arte, l’arte è scandalo e lo scandalo a sua volta implica la censura. Un vero e proprio corto circuito di idee e spunti di riflessione sui quali sta lavorando il giovane autore e regista.

 

Note di regia:

 

Cos’è la censura? Cosa si censura? Ci sono dei campi più soggetti alla censura? E se sì perché? Qual è il limite da superare oggi, in Italia, per essere censurati?

L’arte che disturba, scandalizza, crea disordine; la censura che si preoccupa dell’ordine sociale mantenendo l’ordine dell’immaginazione e di conseguenza l’ordinarietà dell’immaginazione. Il gioco è questo.

Eppure non è ridicolo scandalizzarsi, spaventarsi e infine censurare qualcosa che non è reale? Perché ci si indigna di più a teatro? Il palco sembra amplificare significati e effetti di cose che nel mondo ci lasciano indifferenti. In effetti la cosa non è per niente ridicola, perché è nell’immaginazione che siamo più vulnerabili e continuamente soggetti alla più sottile e perfetta forma di censura, che è quella che sembra venire da noi stessi.

De Sade dice che un limite c’è, tra ciò che è possibile immaginare e ciò che è possibile realizzare. Ma è un limite che alla censura non interessa. La censura colpisce la realtà ma il suo obiettivo è l’immaginazione.

Il suo occhio è rivolto alla cronaca, ma la sua vera ambizione sono le anime.

 

Leonardo Manzan

 

 

 

“Mettendo il pubblico di fronte a un muro bianco, che blocca la vista della scena, Manzan gioca in modo molto intelligente, ironico e divertente con l’idea del censurare sé stessi e gli altri – e con l’importanza diminuita del teatro. Il gioco che imposta con questo muro è radicale, coerente e molto immaginativo dal punto di vista formale, creando immagini e scene che riecheggeranno per molto tempo, interagendo con il pubblico attraverso minuscoli fori. Lo fa con un gioco nel quale è il regista di frammentarie parti del corpo, cioè mani, dita e polsi, che compiono micro-azioni attraverso questi fori. Lo spettacolo porta l’esperimento di Beckett con Not I a un livello superiore.” 

Motivazioni della giuria internazionale

Maggie Rose, Susanne Burkhardt, Evelyn Coussens, Justo Barranco

 

 

 

Dalla Rassegna stampa

 

È un grande conforto constatare che ci sono dei giovani teatranti che si rifiutano di praticare il teatro con lo spirito degli impiegati al catasto, quando non (ciò che, purtroppo, oggi capita spesso) dei servi sciocchi; e che, invece, analizzano il teatro in rapporto ai nostri tempi e ne mettono in discussione lo statuto corrente

Enrico Fiore – Corriere del Mezzogiorno

 

“Manzan ha interpretato la censura […] come una riflessione provocatoria sul potere o sulla sua mancanza nel nostro teatro”

Laura Zangarini – Corriere della Sera

 

 
 
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