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Con il vostro irridente silenzio
 
 
Dove e Quando
Teatro Vascello
Via Giacinto Carini 78 - Roma (RM)
Da MAR 8 MARZO 2022 a DOM 13 MARZO 2022

Come
Evento per: Adulti, Giovani, Senior
Ingresso: A pagamento
Specifiche pagamento: Biglietto ridotto studenti e titolari di tessera BiblioPiù delle Biblioteche dei Castelli Romani (da richiedere a: promozione@teatrovascello.it)
Prenotazione: Si
Email di prenotazione: promozioneteatrovascello@gmail.com
Telefono di prenotazione: 065898031
 
NOTE
Per assistere alle rappresentazioni è obbligatorio mostrare il green pass (rafforzato) all’ingresso del teatro e indossare la mascherina Ffp2 per tutta la durata della permanenza in teatro. Durante la rappresentazione è vietato fare foto e video e i telefoni cellulari devono essere tenuti spenti. ORARI BOTTEGHINO: Lunedì 10.00/18.00 (nel caso di spettacolo il botteghino è aperto fino alle 21.00); dal Martedì al Venerdì 10.00 /21.00 (nel caso in cui non è prevista rappresentazione il botteghino è aperto dalle 10.00 alle 18.00); Sabato 16.00/19.00; Domenica 15.00/17.00 (le domeniche del VASCELLO IN MUSICA il botteghino aprirà dalle 10.00 alle 12.00)
Per informazioni
Tel: 065898031
 

Lo spettacolo replicherà dall'8 al 13 marzo martedì, mercoledì, giovedì e venerdì h 21 - sabato h 19 - domenica h 17

 

Studio sulle lettere dalla prigionia e sul memoriale di Aldo Moro

 

ideazione, drammaturgia e interpretazione Fabrizio Gifuni

 

Si ringraziano Nicola Lagioia e il Salone internazionale del Libro di Torino, Christian Raimo per la collaborazione, Francesco Maria Biscione e Miguel Gotor per la consulenza storica

 

 

Aldo Moro durante la prigionia parla, ricorda, scrive, risponde, interroga, confessa, accusa, si congeda. Moltiplica le parole su carta: scrive lettere, si rivolge ai familiari, agli amici, ai colleghi di partito, ai rappresentanti delle istituzioni; annota brevi disposizioni testamentarie. E insieme compone un lungo testo politico, storico, personale – il cosiddetto memoriale – partendo dalle domande poste dai suoi carcerieri.

Le lettere e il memoriale sono le ultime parole di Moro, l’insieme delle carte scritte nei 55 giorni della sua prigionia: quelle ritrovate o, meglio, quelle fino a noi pervenute.  Un fiume di parole inarrestabile che si cercò subito di arginare, silenziare, mistificare, irridere. Moro non è Moro, veniva detto.

La stampa, in modo pressoché unanime, martellò l’opinione pubblica sconfessando le sue parole, mentre Moro urlava dal carcere il proprio sdegno per quest’ulteriore crudele tortura.

A distanza di quarant’anni il destino di queste carte non è molto cambiato. Poche persone le hanno davvero lette, molti hanno scelto di dimenticarle.

I corpi a cui non riusciamo a dare degna sepoltura tornano però periodicamente a far sentire la propria voce. Le lettere e il memoriale sono oggi due presenze fantasmatiche, il corpo di Moro è lo spettro che ancora occupa il palcoscenico della nostra storia di ombre.

 

    Dopo aver lavorato sui testi pubblici e privati di Carlo Emilio Gadda e Pier Paolo Pasolini, in due spettacoli struggenti e feroci, riannodando una lacerante antibiografia della nazione, Fabrizio Gifuni attraverso un doloroso e ostinato lavoro di drammaturgia si confronta con lo scritto più scabro e nudo della storia d’Italia. 

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Lo spettacolo replicherà dall'8 al 13 marzo martedì, mercoledì, giovedì e venerdì h 21 - sabato h 19 - domenica h 17

 

Studio sulle lettere dalla prigionia e sul memoriale di Aldo Moro

 

ideazione, drammaturgia e interpretazione Fabrizio Gifuni

 

Si ringraziano Nicola Lagioia e il Salone internazionale del Libro di Torino, Christian Raimo per la collaborazione, Francesco Maria Biscione e Miguel Gotor per la consulenza storica

 

 

Aldo Moro durante la prigionia parla, ricorda, scrive, risponde, interroga, confessa, accusa, si congeda. Moltiplica le parole su carta: scrive lettere, si rivolge ai familiari, agli amici, ai colleghi di partito, ai rappresentanti delle istituzioni; annota brevi disposizioni testamentarie. E insieme compone un lungo testo politico, storico, personale – il cosiddetto memoriale – partendo dalle domande poste dai suoi carcerieri.

Le lettere e il memoriale sono le ultime parole di Moro, l’insieme delle carte scritte nei 55 giorni della sua prigionia: quelle ritrovate o, meglio, quelle fino a noi pervenute.  Un fiume di parole inarrestabile che si cercò subito di arginare, silenziare, mistificare, irridere. Moro non è Moro, veniva detto.

La stampa, in modo pressoché unanime, martellò l’opinione pubblica sconfessando le sue parole, mentre Moro urlava dal carcere il proprio sdegno per quest’ulteriore crudele tortura.

A distanza di quarant’anni il destino di queste carte non è molto cambiato. Poche persone le hanno davvero lette, molti hanno scelto di dimenticarle.

I corpi a cui non riusciamo a dare degna sepoltura tornano però periodicamente a far sentire la propria voce. Le lettere e il memoriale sono oggi due presenze fantasmatiche, il corpo di Moro è lo spettro che ancora occupa il palcoscenico della nostra storia di ombre.

 

    Dopo aver lavorato sui testi pubblici e privati di Carlo Emilio Gadda e Pier Paolo Pasolini, in due spettacoli struggenti e feroci, riannodando una lacerante antibiografia della nazione, Fabrizio Gifuni attraverso un doloroso e ostinato lavoro di drammaturgia si confronta con lo scritto più scabro e nudo della storia d’Italia. 

 
 
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