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Le sedie
 
 
Dove e Quando
Teatro Vascello
Via Giacinto Carini 78 - Roma (RM)
Da MAR 1 MARZO 2022 a DOM 6 MARZO 2022

Come
Evento per: Adulti, Giovani, Senior
Ingresso: A pagamento
Specifiche pagamento: Biglietto ridotto studenti e titolari di tessera BiblioPiù delle Biblioteche dei Castelli Romani (da richiedere a: promozione@teatrovascello.it)
Prenotazione: Si
Email di prenotazione: promozioneteatrovascello@gmail.com
Telefono di prenotazione: 065898031
 
NOTE
Per assistere alle rappresentazioni è obbligatorio mostrare il green pass (rafforzato) all’ingresso del teatro e indossare la mascherina Ffp2 per tutta la durata della permanenza in teatro. Durante la rappresentazione è vietato fare foto e video e i telefoni cellulari devono essere tenuti spenti. ORARI BOTTEGHINO: Lunedì 10.00/18.00 (nel caso di spettacolo il botteghino è aperto fino alle 21.00); dal Martedì al Venerdì 10.00 /21.00 (nel caso in cui non è prevista rappresentazione il botteghino è aperto dalle 10.00 alle 18.00); Sabato 16.00/19.00; Domenica 15.00/17.00 (le domeniche del VASCELLO IN MUSICA il botteghino aprirà dalle 10.00 alle 12.00)
Per informazioni
Tel: 065898031
 

Lo spettacolo replicherà dall'1 al 6 marzo martedì, mercoledì, giovedì e venerdì h 21 - sabato h 19 - domenica h 17

 

di Eugène Ionesco

traduzione Gian Renzo Morteo

 

con Michele Di Mauro, Federica Fracassi

regia Valerio Binasco

scene e luci Nicolas Bovey

costumi Alessio Rosati

musiche Paolo Spaccamonti

assistente regia Giordana Faggiano

assistente scene Nathalie Deana

foto di scena Luigi De Palma

 

produzione Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale

 

Federica Fracassi ha vinto il Premio “Le Maschere del Teatro Italiano” 2021 come Miglior attrice protagonista, per il ruolo interpretato accanto a Michele Di Mauro, nello spettacolo prodotto dal TST LE SEDIE di Eugène Ionesco

Nicolas Bovey ha vinto il premio Ubu 2020-2021 come miglior scenografia per le scene de Le sedie di Eugène Ionesco, regia di Valerio Binasco e quelle per La casa di Bernarda Alba di Federico García Lorca, regia Leonardo Lidi.

 

Valerio Binasco affronta per la seconda volta – dopo La lezione diretta per lo Stabile di Genova – il teatro di Eugène Ionesco con Le sedie, un classico che ancora oggi demolisce tutte le convenzioni su cui si basa la nostra quotidianità. I personaggi e le situazioni delle pièce di Ionesco sono intorno a noi, reali e riconoscibili: sono le feroci vicine di casa che si esprimono esclusivamente con proverbi o frasi fatte, i colleghi dalla parlantina irrefrenabile, gli amici vittimisti. Il drammaturgo franco-romeno ha un lontano quanto forte legame con il Teatro Stabile di Torino: Gian Renzo Morteo, membro dal 1968 al 1970 della direzione collegiale dello Stabile, non solo fu il traduttore italiano di Ionesco, ma la sua amicizia con lo scrittore fu lunga e affettuosa. Ionesco collaborò strettamente con Morteo e Gualtiero Rizzi alla realizzazione de Il gioco dell’epidemia, che debuttò nel 1971 al Teatro Gobetti.

 

Valerio Binasco dirige Michele Di Mauro e Federica Fracassi in una commedia i cui tratti assurdi si dissolvono in un vuoto carico di parole che via via perdono senso, in una dimensione di frustrazione che a distanza di quasi settant’anni dal debutto dello spettacolo (prima assoluta al Théâtre Lancry di Parigi, il 22 aprile 1952) sembra parlare direttamente al nostro disarmante presente.

 

Un faro abbandonato su un’isola: un vecchio e una vecchia attendono in una grande sala gli ospiti per una conferenza, una cerimonia sontuosa per accogliere un oratore e il suo messaggio fondamentale. Due vecchi, marito e moglie, che goffamente rivelano la loro piccola realtà: illusioni, delirio, fallimento, ma soprattutto un grande silenzio, una mancanza di interlocutori così come di comunicazione. Ma comunicare cosa? È un grande vuoto quello che risuona intorno ai due anziani, circondati da una ressa di figure inesistenti, sedie che si accatastano, rumori di sottofondo, senza che nulla avvenga realmente, perché in questa farsa tragica, dove si ride con angoscia, il nodo centrale è esorcizzare la paura, la disperazione.

 

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Lo spettacolo replicherà dall'1 al 6 marzo martedì, mercoledì, giovedì e venerdì h 21 - sabato h 19 - domenica h 17

 

di Eugène Ionesco

traduzione Gian Renzo Morteo

 

con Michele Di Mauro, Federica Fracassi

regia Valerio Binasco

scene e luci Nicolas Bovey

costumi Alessio Rosati

musiche Paolo Spaccamonti

assistente regia Giordana Faggiano

assistente scene Nathalie Deana

foto di scena Luigi De Palma

 

produzione Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale

 

Federica Fracassi ha vinto il Premio “Le Maschere del Teatro Italiano” 2021 come Miglior attrice protagonista, per il ruolo interpretato accanto a Michele Di Mauro, nello spettacolo prodotto dal TST LE SEDIE di Eugène Ionesco

Nicolas Bovey ha vinto il premio Ubu 2020-2021 come miglior scenografia per le scene de Le sedie di Eugène Ionesco, regia di Valerio Binasco e quelle per La casa di Bernarda Alba di Federico García Lorca, regia Leonardo Lidi.

 

Valerio Binasco affronta per la seconda volta – dopo La lezione diretta per lo Stabile di Genova – il teatro di Eugène Ionesco con Le sedie, un classico che ancora oggi demolisce tutte le convenzioni su cui si basa la nostra quotidianità. I personaggi e le situazioni delle pièce di Ionesco sono intorno a noi, reali e riconoscibili: sono le feroci vicine di casa che si esprimono esclusivamente con proverbi o frasi fatte, i colleghi dalla parlantina irrefrenabile, gli amici vittimisti. Il drammaturgo franco-romeno ha un lontano quanto forte legame con il Teatro Stabile di Torino: Gian Renzo Morteo, membro dal 1968 al 1970 della direzione collegiale dello Stabile, non solo fu il traduttore italiano di Ionesco, ma la sua amicizia con lo scrittore fu lunga e affettuosa. Ionesco collaborò strettamente con Morteo e Gualtiero Rizzi alla realizzazione de Il gioco dell’epidemia, che debuttò nel 1971 al Teatro Gobetti.

 

Valerio Binasco dirige Michele Di Mauro e Federica Fracassi in una commedia i cui tratti assurdi si dissolvono in un vuoto carico di parole che via via perdono senso, in una dimensione di frustrazione che a distanza di quasi settant’anni dal debutto dello spettacolo (prima assoluta al Théâtre Lancry di Parigi, il 22 aprile 1952) sembra parlare direttamente al nostro disarmante presente.

 

Un faro abbandonato su un’isola: un vecchio e una vecchia attendono in una grande sala gli ospiti per una conferenza, una cerimonia sontuosa per accogliere un oratore e il suo messaggio fondamentale. Due vecchi, marito e moglie, che goffamente rivelano la loro piccola realtà: illusioni, delirio, fallimento, ma soprattutto un grande silenzio, una mancanza di interlocutori così come di comunicazione. Ma comunicare cosa? È un grande vuoto quello che risuona intorno ai due anziani, circondati da una ressa di figure inesistenti, sedie che si accatastano, rumori di sottofondo, senza che nulla avvenga realmente, perché in questa farsa tragica, dove si ride con angoscia, il nodo centrale è esorcizzare la paura, la disperazione.

 

 
 
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