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A voce nuda. Pagine da un capolavoro a rischio di oblio
 
 
 
Dove e Quando
Bottega La Vita Nova
Via del Lavoro 23 - Ciampino (RM)
MAR 21 GENNAIO 2020 - ore 19:00

Come
Evento per: Adulti, Giovani, Senior
Prenotazione: Si
Email di prenotazione: gsanto04@gmail.com
 
NOTE
Causa il numero limitato di posti è consigliata la prenotazione
Per informazioni
 
Proposte di lettura a cura di Adonella Monaco, attrice, teatrista
Pagine da un capolavoro a rischio di oblio: "Giù la piazza non c’è nessuno" - di Dolores Prato.


"…perché la prato, scrivendo questo libro tra gli ottanta e i novantanni, non intendeva, come in genere si
fa da vecchi, ripercorrere la propria vita, servendola alla memoria dei posteri… no, la prato intendeva fare
un’affermazione di vita, munirsi di un certificato di esistenza, non più rinviabile, indiscutibile, urgente. libro
fascinoso che scorre all’infinito. va avanti, torna indietro, si allontana; lo perdi di vista ma è di nuovo qui…
muri di parole s’innalzano a costruire una vita che non c’era e la regalano all’autrice. finalmente anche lei
c’è, è esistita". (angelo guglielmi)

"il libro della prato colpisce il lettore con un nuovo tipo di interesse: l’interesse per le cose minime,
insignificanti, prive di valori speciali e così vicine al suono segreto del vero…" (carlo bo)

"giù la piazza non c’è nessuno è un inventario inesauribile di epifanie, di trasalimenti malinconie
incantamenti bambineschi. perciò, più che romanzo o autobiografia fuori da ogni norma, è poesia nativa,
ingenua, del discorso memoriale…" (alfredo giuliani)

"un furore che si innervava in un’intima dolenza poetica. non mi sembra di aver mai pensato, leggendo
dolores prato, ad altri autori ai quali accomunarla, in generale rifuggo dalle attribuzioni genealogiche,
quando sento di essere davanti a una parola e a una scrittura la cui potenza crea tutt’intorno a sé come
un deserto, un isolamento luminoso. per me, quindi, niente che l’accomuni ad altri autori, né, di
conseguenza, che la differenzi: mi sembra un unicum nel quadro complessivo della sua epoca, e direi di
gadda la stessa identica cosa. ciò che mi è sembrato di scorgere tra le pieghe della narrazione è una
comunanza di intenzioni e di conclusioni con gadda riguardo alle riflessioni sulla lingua o sulle lingue
parlate e scritte: le meditazioni lungo i diversi meandri del testo su questo problema specifico possono
ricordare i risultati riflessivi di i viaggi la morte di gadda, ma da lontano, come un’eco comune, riconducibile
probabilmente alla lettura, nell’una e nell’altro, di leopardi…" (jean-paul manganaro)
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Proposte di lettura a cura di Adonella Monaco, attrice, teatrista
Pagine da un capolavoro a rischio di oblio: "Giù la piazza non c’è nessuno" - di Dolores Prato.


"…perché la prato, scrivendo questo libro tra gli ottanta e i novantanni, non intendeva, come in genere si
fa da vecchi, ripercorrere la propria vita, servendola alla memoria dei posteri… no, la prato intendeva fare
un’affermazione di vita, munirsi di un certificato di esistenza, non più rinviabile, indiscutibile, urgente. libro
fascinoso che scorre all’infinito. va avanti, torna indietro, si allontana; lo perdi di vista ma è di nuovo qui…
muri di parole s’innalzano a costruire una vita che non c’era e la regalano all’autrice. finalmente anche lei
c’è, è esistita". (angelo guglielmi)

"il libro della prato colpisce il lettore con un nuovo tipo di interesse: l’interesse per le cose minime,
insignificanti, prive di valori speciali e così vicine al suono segreto del vero…" (carlo bo)

"giù la piazza non c’è nessuno è un inventario inesauribile di epifanie, di trasalimenti malinconie
incantamenti bambineschi. perciò, più che romanzo o autobiografia fuori da ogni norma, è poesia nativa,
ingenua, del discorso memoriale…" (alfredo giuliani)

"un furore che si innervava in un’intima dolenza poetica. non mi sembra di aver mai pensato, leggendo
dolores prato, ad altri autori ai quali accomunarla, in generale rifuggo dalle attribuzioni genealogiche,
quando sento di essere davanti a una parola e a una scrittura la cui potenza crea tutt’intorno a sé come
un deserto, un isolamento luminoso. per me, quindi, niente che l’accomuni ad altri autori, né, di
conseguenza, che la differenzi: mi sembra un unicum nel quadro complessivo della sua epoca, e direi di
gadda la stessa identica cosa. ciò che mi è sembrato di scorgere tra le pieghe della narrazione è una
comunanza di intenzioni e di conclusioni con gadda riguardo alle riflessioni sulla lingua o sulle lingue
parlate e scritte: le meditazioni lungo i diversi meandri del testo su questo problema specifico possono
ricordare i risultati riflessivi di i viaggi la morte di gadda, ma da lontano, come un’eco comune, riconducibile
probabilmente alla lettura, nell’una e nell’altro, di leopardi…" (jean-paul manganaro)
 
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