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Radio Maigret
 
 
Dove e Quando
Teatro comunale G.L. Bernini
Piazza San Nicola - Ariccia (RM)
DOM 9 FEBBRAIO 2020 - ore 18:00

Come
Evento per: Adulti, Giovani, Senior
Ingresso: A pagamento
Specifiche pagamento: Ingresso: € 12 - ridotto € 10 (under 18, adulti residenti, convenzioni: CRAL, UNITRE, utenti BiblioPiù delle biblioteche dei Castelli Romani)
Prenotazione: No
Email di prenotazione: preno@arteideaeventieservizi.it
Telefono di prenotazione: 3459615409 - 3458302798
Per informazioni
Tel: 3459615409 - 3458302798
 
da George Simenon 
ideazione e testo Gloria Sapio e Maurizio Repetto 
effetti e tappeto sonoro di Andrea Cauduro 
con Gloria Sapio e Maurizio Repetto
Associazione Settimo Cielo

Lo spettacolo, che prevede il coinvolgimento nelle indagini del pubblico, è un omaggio a Parigi e rievoca uno dei romanzi più nostalgici di Simenon: Maigret et son mort. Due attori in scena e un musicista/rumorista che cattura suoni nell'etere, nella speranza di ritrovare ancora qualcosa di ciò che abbiamo tanto amato.

Radio Maigret nasce da uno studio progressivo sulla scrittura di Simenon, sul clima dei suoi romanzi, del genere poliziesco, dalle immagini d’antan di un certo cinema francese e di sceneggiati nostrani entrati nell’immaginario collettivo, come certe indimenticabili modulazioni della voce che ci riconducono a un teatro
d’attore “che non si fa più”.
I chiaro scuri d’epoca inducono a immaginare una scansione recitativa da vecchia radio, dove ritmi sincopati si accendono in prossimità dei microfoni. Ma la teoria dei rumori, quelli archetipici della paura, del
brivido notturno, lo scricchiolio delle scale, della porta che si apre, i passi dell’inseguitore, lo sparo, sono qui distorti e giocati su una resa anche visiva che li strania e li deforma, spesso cogliendo di sorpresa l’attore con dei riverberi in differita e inquietanti fuori onda. Un tappeto sonoro che allude alla vecchia postazione del rumorista ma ha i suoi riferimenti nella musica contemporanea e si intreccia con le voci, le sostiene, le annulla, le porta lontano. Al doppio binario di questo Maigret, si aggiunge la teoria dei personaggi, colpevoli e innocenti, tutti “sotto il cielo di Parigi” confusi tra gli amanti di sempre e quel corollario di immagini che Simenon e il mito ci hanno reso consuete. Ma la proverbiale umanità del commissario, la penna empatica di Simenon, non riescono a dissimulare la ferocia di una caccia che spinge il commissario ( con la complicità del pubblico che viene
invitato a entrare nel vivo del plot ) a braccare i colpevoli, bestie sanguinose, sospinte dalla miseria verso l’emarginazione e quindi alla delinquenza. Sono la folla di immigrati che già preme alle porte di Parigi e colpisce con determinazione cieca una società che li ghettizza e respinge. Una storia che prelude e allude al presente, tanto da confondersi con esso.
Radio Maigret è anche un omaggio a Parigi attraverso le parole suggerite da un autore belga che amava quella città con la tenerezza di un esule. Lo spettacolo rievoca uno dei romanzi più nostalgici di Simenon – Maigret et son mort - che, lontano da Parigi, in America, chiude gli occhi e enumera le strade, le piazze, i quai e i boulevard con la nitidezza ossessiva del ricordo. Perché se Maigret per nulla al mondo abbandonerebbe l'amato boulevard Richard Lenoir, il «petit Albert», il suo morto, non è diverso da lui. Braccato e in pericolo di vita, cerca rifugio nel suo quartiere, tracciando una mappa dell'angoscia che è insieme un'estrema dichiarazione di appartenenza. Due attori in scena e un musicista e rumorista che cattura suoni nell’etere, nel quali frugare come nei ricordi, nella speranza di ritrovare ancora qualcosa di ciò che abbiamo tanto amato: “Que reste-t- il…?”

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da George Simenon 
ideazione e testo Gloria Sapio e Maurizio Repetto 
effetti e tappeto sonoro di Andrea Cauduro 
con Gloria Sapio e Maurizio Repetto
Associazione Settimo Cielo

Lo spettacolo, che prevede il coinvolgimento nelle indagini del pubblico, è un omaggio a Parigi e rievoca uno dei romanzi più nostalgici di Simenon: Maigret et son mort. Due attori in scena e un musicista/rumorista che cattura suoni nell'etere, nella speranza di ritrovare ancora qualcosa di ciò che abbiamo tanto amato.

Radio Maigret nasce da uno studio progressivo sulla scrittura di Simenon, sul clima dei suoi romanzi, del genere poliziesco, dalle immagini d’antan di un certo cinema francese e di sceneggiati nostrani entrati nell’immaginario collettivo, come certe indimenticabili modulazioni della voce che ci riconducono a un teatro
d’attore “che non si fa più”.
I chiaro scuri d’epoca inducono a immaginare una scansione recitativa da vecchia radio, dove ritmi sincopati si accendono in prossimità dei microfoni. Ma la teoria dei rumori, quelli archetipici della paura, del
brivido notturno, lo scricchiolio delle scale, della porta che si apre, i passi dell’inseguitore, lo sparo, sono qui distorti e giocati su una resa anche visiva che li strania e li deforma, spesso cogliendo di sorpresa l’attore con dei riverberi in differita e inquietanti fuori onda. Un tappeto sonoro che allude alla vecchia postazione del rumorista ma ha i suoi riferimenti nella musica contemporanea e si intreccia con le voci, le sostiene, le annulla, le porta lontano. Al doppio binario di questo Maigret, si aggiunge la teoria dei personaggi, colpevoli e innocenti, tutti “sotto il cielo di Parigi” confusi tra gli amanti di sempre e quel corollario di immagini che Simenon e il mito ci hanno reso consuete. Ma la proverbiale umanità del commissario, la penna empatica di Simenon, non riescono a dissimulare la ferocia di una caccia che spinge il commissario ( con la complicità del pubblico che viene
invitato a entrare nel vivo del plot ) a braccare i colpevoli, bestie sanguinose, sospinte dalla miseria verso l’emarginazione e quindi alla delinquenza. Sono la folla di immigrati che già preme alle porte di Parigi e colpisce con determinazione cieca una società che li ghettizza e respinge. Una storia che prelude e allude al presente, tanto da confondersi con esso.
Radio Maigret è anche un omaggio a Parigi attraverso le parole suggerite da un autore belga che amava quella città con la tenerezza di un esule. Lo spettacolo rievoca uno dei romanzi più nostalgici di Simenon – Maigret et son mort - che, lontano da Parigi, in America, chiude gli occhi e enumera le strade, le piazze, i quai e i boulevard con la nitidezza ossessiva del ricordo. Perché se Maigret per nulla al mondo abbandonerebbe l'amato boulevard Richard Lenoir, il «petit Albert», il suo morto, non è diverso da lui. Braccato e in pericolo di vita, cerca rifugio nel suo quartiere, tracciando una mappa dell'angoscia che è insieme un'estrema dichiarazione di appartenenza. Due attori in scena e un musicista e rumorista che cattura suoni nell’etere, nel quali frugare come nei ricordi, nella speranza di ritrovare ancora qualcosa di ciò che abbiamo tanto amato: “Que reste-t- il…?”

 
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